I trigger point (tp) o punti grilletto sono punti estremamente irritabili localizzati all’interno di un gruppo di fibre muscolari molto contratte. Questi punti sono palpabili (piccoli nodi), dolorosi alla pressione e possono produrre sia dolore riflesso che un tic locale in risposta alla stimolazione del punto. I trigger point sono di aiuto nella definizione della Sindrome dolorosa da disfunzione miofasciale, ovvero un disturbo muscolare cronico dovuto alla presenza di più trigger point.
Il termine trigger point fu coniato nel 1942 dalla Dott.ssa Janet Travell (1901 – 1997), medico e ricercatrice americana. Un’altra importante figura nello studio dei tp fu il Dott. David Simons (1922 – 2010). Insieme pubblicarono il loro “Myofascial Pain and Dysfunction: The Trigger Point Manual”, la più importante opera sui trigger point.
POSSIBILI CAUSE – I trigger point si manifestano dove i sarcomeri (unità contrattili dei muscoli) non riescono a decontrarsi. La seguente è una lista di potenziali fattori che possono esporre i muscoli allo sviluppo o alla persistenza di trigger point:
- traumi muscolari: eccesso di contrazione o allungamento (colpo di frusta, distorsione, lussazione).
- Movimenti ripetuti: per lavoro, ecc. Dovremmo sempre trovare il modo di cambiare routine.
- Tensione muscolare: spesso dovuta a stress e ansia, ma anche a colpi di freddo o uso di aria condizionata troppo fredda.
- Anomalia nella struttura ossea: gambe con lunghezza diversa, ecc.
- Stress posturale: posizioni scorrette ripetute, stile di vita sedentario.
- Deficienze nutrizionali: carenza di vitamine B1, B6, B12, acido folico e vitamina C. Anche calcio, magnesio e potassio hanno un ruolo importante.
- Disordini metabolici: ipoglicemia, anemia, ecc.
- Infezioni batteriche croniche: ascessi dentali, sinusite, ecc.
TRATTAMENTO DEI TRIGGER POINT – le tecniche per il trattamento dei tp sono varie e possono essere utilizzate anche in combinazione tra loro. Non credo sia possibile stabilire quale sia la migliore in assoluto, perché ogni persona risponde in maniera diversa a trattamenti diversi:
- massaggio profondo
- compressione ischemica (anche utilizzando gomiti, piedi o ausili vari)
- stretching (attivo, passivo, isolato, in facilitazione neuromuscolare propriocettiva)
- Yoga
- ultrasuoni, elettrostimolazione, laser
- tecnica “spray-and-stretch” utilizzando il ghiaccio spray
- inserimento di aghi, ovvero l’agopuntura (di pertinenza medica)
- iniezione di anestetico locale. Questo metodo fornisce sollievo immediato e può essere efficace quando gli altri metodi hanno fallito. È di stretta pertinenza medica.
CLASSIFICAZIONE – Un trigger point può essere classificato come segue:
- attivo – provoca dolore anche a riposo. Sensibile alla pressione, che se esercitata dà dolore riferito simile a quello lamentato dal paziente e lontano dal trigger point stesso. Il dolore è percepito spesso come radiante. Il dolore riferito è un’importante caratteristica del tp che lo differenzia dal tender point, associato quest’ultimo al solo dolore sul sito della palpazione.
- latente – non dà dolore spontaneo ma può causare restrizione del movimento o debolezza del muscolo. Il paziente accusa dolore solo quando sul punto viene applicata direttamente una pressione.
- principale – provoca dolore riferito lungo il percorso di un nervo ed attiva o crea trigger point latenti su tale percorso.
- satellite – attivato da un trigger point principale. Può essere risolto o reso latente trattando efficacemente il tp principale.
- primario – in molti casi attiva un trigger point secondario su un’altra struttura. Trattare il primario in questo caso non risolve il secondario.
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